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Le meraviglie del Serengeti

Rivista Africa e Affari: Testo di Marco Trovato

Ghepardi al Parco Nazionale del Serengeti
Autore immagine: Pxhere

Situato nel nord della Tanzania, tra il Lago Vittoria e il confine con il Kenya, il Parco nazionale del Serengeti è una delle principali riserve naturali e attrazioni turistiche dell’intera Africa. Dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1981, il Serengeti (che in lingua masai significa pianura sconfinata) divenne un’area protetta negli ultimi anni dell’amministrazione coloniale tedesca.

Safari al Parco Nazionale del Serengeti
Autore immagine: Luca Catalano Gonzaga

Oggi il parco è celebre in tutto il mondo per la sua eccezionale ricchezza faunistica, che ne fa una delle regioni più rappresentative dell’ecosistema della savana subsahariana.

Al suo interno, tra le innumerevoli specie animali, ospita anche i cosiddetti big five (elefante, leone, leopardo, rinoceronte e bufalo) e vastissime mandrie di ungulati (soprattutto zebre e gnu) che si spostano stagionalmente tra le praterie meridionali e la confinante Riserva nazionale Masai Mara in Kenya.

Da giugno a ottobre, durante la stagione secca, oltre due milioni di bestie migrano dando vita a uno spettacolo mozzafiato. In altri periodi dell’anno gli spostamenti avvengono in altre direzioni, sempre per combattere la siccità: gli animali selvatici si dirigono da nord verso sud da ottobre a novembre per poi spostarsi a ovest e ritornare a nord da aprile fino a giugno. Complessivamente compiono ben 800 chilometri all’anno arrivando a percorrere anche 80 chilometri al giorno. L’esodo di massa è pieno di insidie poiché gnu, zebre e gazzelle devono attraversare praterie abitate da famelici leoni e i fiumi Grumeti e Mara infestati da feroci coccodrilli.

In nessun altro luogo della Terra si può assistere a una migrazione tanto grandiosa della fauna selvatica. Smuovendo il terreno con gli zoccoli, e depositandovi le loro feci, questi animali contribuiscono in modo sostanziale al rinnovamento annuale del manto erboso del parco.

Il suolo di tufo vulcanico è un terreno molto fertile e tenero perché ricco di minerali come granito, calcio, potassio e carbonato di sodio e le femmine di gnu gravide se ne nutrono durante il periodo dell’allattamento.


L’altro volto del Serengeti

Nei pressi del Serengeti c’è un’altra grande attrazione da segnalare: la Gola di Olduvai, straordinario sito archeologico dove ricercatori e paleontologi di tutto il mondo, anche italiani, portano avanti gli studi sulle origini dell’uomo.

Marco Cherin, coordinatore delle attività di ricerca del progetto Thor-Tanzania Human Origins Research (thorproject.it), spiega perché queste aree rivestono tanta importanza: «La Gola di Olduvai è una fonte inesauribile di tesori paleoantropologici. La successione di rocce affioranti lungo le pareti della Gola è un “libro stratigrafico” che può essere “sfogliato” con continuità dal basso verso l’alto, restituendo un’idea chiara dell’evoluzione dell’Africa orientale negli ultimi due milioni di anni. Gli studiosi inglesi Louis e Mary Leakey qui hanno rinvenuto in trent’anni di scavi migliaia di fossili e strumenti in pietra, ciottoli scheggiati, decine di resti umani, tra cui quelli di Homo habilis, il primo rappresentante del nostro genere».

Fenicotteri al Parco Nazionale del Serengeti
Autore Immagine: Fabio Vegetti

A soli quarantacinque chilometri di distanza, nel sito di Laetoli, si possono ammirare le impronte fossili di ominidi bipedi considerate le più antiche al mondo; sono attribuite ad alcuni individui di Australopithecus afarensis, la stessa specie della famosa Lucy scoperta in Etiopia nello stesso periodo, dice ancora Cherin, che fa poi notare: «Olduvai e Laetoli si distinguono da ogni altro sito africano per l’incredibile contesto naturale in cui sono collocati, a cavallo tra due celebri aree protette: il Parco nazionale del Serengeti a ovest e la Ngorongoro Conservation Area (di cui formalmente fa parte) a est.

Proprio le politiche di conservazione hanno permesso di preservare ecosistemi pressoché intatti, che rappresentano per i ricercatori un vero e proprio laboratorio sul campo».

Il parco del Serengeti è visitabile in ogni momento dell’anno e moltissime informazioni sono reperibili nel sito ufficiale: www.serengeti.com. Dall’Italia uno dei sistemi più comodi è volare con Ethiopian Airlines da Roma o Milano, fare scalo ad Addis Abeba e quindi prendere il volo per la Tanzania. Una volta sul posto si può scegliere. Un modo veloce e conveniente per viaggiare è un safari fly-in (spostandosi cioè con aerei monomotore da un parco all’altro). Se si vogliono visitare anche altri siti o risparmiare sui trasporti, un safari in auto è la soluzione migliore. Nulla toglie di combinare le due possibilità, iniziando con un safari drive da Arusha, con un pernottamento al cratere di Ngorongoro lungo la strada. Da lì, con tre ore di macchina, si raggiungere il Serengeti.

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